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Andrea Sala | Moderna | Sala delle Armi e Corporate Hospitality Stadio Centrale del Tennis – Foro Italico, Roma

progetto a cura di Giorgio Galotti e Claudia Pignatale
in collaborazione con MAXXI – Museo nazionale delle arti del XXI secolo
9–21 Maggio, 2023

“L’architettura moderna non aspetta il tempo, lo sfida. Chi vincerà?”
Gio Ponti

Il titolo vuole essere un omaggio al luogo che ci ospita, il Foro Italico, costruito tra il 1928 ed il 1937, epoca che gli storici dell’arte definiscono Moderna.
Con il termine “moderno” si intende “ciò che appartiene al presente”. Osservando le due parole, “moderno” e “contemporaneo”, la prima si lega istantaneamente a qualcosa di nuovo, mentre la seconda lascia libera interpretazione a tutto ciò che sta accadendo nel tempo presente.
Ma per “mondo moderno”, si intendono anche una serie complessa di temi che dall’età classica continuano a influenzare il futuro, di cui Roma è da sempre stata centro gravitazionale e di ispirazione.
Il percorso intende quindi restituire al visitatore una serie di suggestioni visive tra arte e design che possano condurre a una romantica riflessione sull’evoluzione delle forme attraverso lo stile italiano.

Dalla Sala Delle Armi, edificio razionalista progettato da Luigi Moretti tra il 1933 e 1937, che quest’anno ospita per la prima volta LEA, il format di Hospitality di Sport e Salute utilizzato per gli Internazionali BNL d’Italia pensato per accogliere gli ospiti e gli sponsor del torneo, inizia il percorso di arte e design, che prosegue nelle lounge Corporate Hospitality intorno allo Stadio Centrale del Tennis.

All’interno di LEA, Sala delle Armi, svettano tre pareti sospese che ospitano l’ultimo ciclo pittorico di Gianni Politi (Roma, 1986). Le opere sono realizzate con la tecnica di collage di scarti di tele ritagliate, simbolo della sua ricerca sulle forme e sulle cromie che, mescolandosi su un unico livello, creano un rapporto simbolico con le stratificazioni del tempo, proprie della natura umana.
Le sei tele 250 x 180 cm, sono allestite in modo speculare rispettando l’architettura della sala e riprendendo le linee del soffitto progettato da Moretti. 
Il progetto in collaborazione con il MAXXI di Roma, nel rispetto dell’accordo quadro tra Sport e Salute e Fondazione Maxxi, intende sottolineare la volontà di valorizzare eventi sportivi attraverso l’inserimento di contenuti di valore culturale.

Le opere sono allestite tra il ristorante, arredato con i tavoli in legno massello di Studio F di forme alternate quadrate e tonde, le sedie Impossible Wood di Moroso e l’area lounge che vede protagonisti i divani Pebble Rubble firmati dalle designer svedesi Sofia Lagerkvist e Anna Lindgren di Front Design per Moroso, che esprimono un’esperienza sensoriale.
Una piacevole illusione che attrae e incuriosisce, alterando, la percezione del tempo. “La collezione si ispira alle forme trovate in natura. Abbiamo scansionato in 3D le rocce che abbiamo visto durante le nostre numerose passeggiate nella foresta e abbiamo composto queste forme organiche in mobili” (Front Design).
Tavolini Miscellaneous e Marbelicious System di Millim Studio. Frammenti di sculture di marmo recuperate ed assemblate in forme organiche, i primi, e forme irregolari di marmo che entrano in dialogo con la materia pura, contribuiscono a creare un gioco di luci, ombre e texture.
Il termine “sistema”, nei secondi, indica una serie di elementi, tra loro collegati, che interagiscono ed evolvono come unico insieme. Il marmo materiale inerte e archetipo classico di staticità, diviene in Marbelicious espressione di fluidità e movimento.
Nell’area bar un’installazione di lampade Venus di Serena Confalonieri per Servomuto amplificano le altezze della sala attraverso forme fluide in metallo e lycra ispirate alle forme del corpo femminile, simbolo di eterna modernità.

La terrazza esterna vede protagonisti i divani Ivy di Paola Navone e le sedie Riviera di Lucidi / Pevere per Emu.
Ivy è una famiglia di arredi-scultura dal design lineare e rigoroso, con sedute sinuose e morbide in abbinamento al tavolo basso di grandi dimensioni. Interprete di un concetto nuovo per l’outdoor living – quello di salotto in acciaio dallo stile industriale – tratto caratteristico della collezione è la maglia metallica in lamiera d’acciaio, che crea particolari giochi di vuoti e pieni. Le sedie e le poltroncine Riviera hanno un segno grafico minimale e raffinato; la struttura interamente saldata, è realizzata in tubolare e barre con profilo arrotondato di acciaio, in un colore verde salvia.

Proseguendo verso lo Stadio del Tennis, su Viale delle Olimpiadi è posizionata l’installazione maxxi poppy di STARTT studio di architettura e trasformazioni territoriali, che in occasione degli Internazionali BNL d’Italia 2023 tornano a splendere, trasformando il prestigioso complesso del Foro Italico in un suggestivo giardino fiorito.
L’opera, vincitrice della prima edizione di YAP–Young Architects Program, il premio internazionale per giovani talenti di architettura, nella collezione di architettura del MAXXI dal 2011, trova una nuova collocazione temporanea divenendo un landmark luminoso per la città, grazie alla collaborazione con Viabizzuno, che li ha sviluppati, ingegnerizzati e realizzati.

Giunti allo Stadio Centrale, altri quattro artisti entrano in dialogo con l’architettura delle quattro sale Corporate posizionate alle spalle degli spalti delle tribune.
La Sala FIC (Foro Italico Club) ospita le opere di Andrea Sala (Como, 1976), artista da sempre affascinato dalla contaminazione con i linguaggi del design. Per l’occasione una serie di disegni su carte intelate di piccolo formato, dal titolo Frutta bucata (2022), racconta l’interesse per l’autore verso una narrazione propria che parte dalle radici dell’umanità e della storia dell’arte, dalla natura morta evoluta in forme sensuali, e da uno sfogo nel linguaggio scultoreo che in questa occasione prende forma in due opere: il trittico Piscine (2022), realizzato a pastello verde acqua su travertino, che recupera le forme di tre piscine storiche, tra cui quella di Salvador Dalì, e l’opera La biblioteca (sospensione) (2020), che intende recuperare gli stilemi di una scaffalatura a forma di radiatore, struttura a metà tra realtà domestica e fantasia.
Sulle spallette a ridosso del campo centrale quattro disegni su carta di Marta Mancini riprendono in modo più intimo le linee sinuose delle opere di Andrea Sala e degli arredi, anticipando la struttura dei suoi dipinti collocati nella sala successiva.

Per l’allestimento di interni della FIC sono stati scelti pezzi iconici ed in contrapposizione tra loro per forme e materiali come il divano Pacific le cui forme morbide vengono esaltate e definite dalla totale assenza di spigoli e dai dettagli di “couture”, abbinato alle poltrone Ruff che sintetizzano in una geometria semplice l’incontro tra linee curve e rette in dialogo architettonico con lo spazio circostante oltre a i tavoli Across in metallo verniciato di Secondome.

A completare lo spazio il divanetto Pipe di Sebastian Herkner sempre per Moroso la cui struttura è costruita con un tubo in alluminio verniciato a polvere dal diametro di 80 mm, sormontato da un cuscino che evoca l’idea del modulo gonfiabile, e le poltrone Gogan il cui nome prende ispirazione dalle pietre giapponesi levigate dal tempo e dall’acqua di Patricia Urquiola per Moroso.

Entrando nella sala Montemario Sud, il percorso indaga la struttura del segno attraverso una selezione di opere scultoree e pittoriche di Marta Mancini (Roma, 1981) che per l’occasione presenta l’ultima serie di lavori pittorici in cui viene esaltato un approccio arcaico alla pittura intesa come mezzo espressivo astratto e tradizionale. Metodo messo in rilevo anche dalla serie di disegni esposti nella sala FIC, in cui la necessità di riportare l’osservatore a segni primordiali, intesi come grado espressivo di partenza, tracciano e competano il percorso espositivo generale che completa la visione delle sale precedenti.
Un interno sui toni del grigio scuro e piccole macchie di colore dà vita ad una sala sofisticata in cui il divano Gogan con il tessuto terrazzo e le potrone Getlucky di Patricia Urquiola fanno da protagonisti. Il Glacials coffee table Pink Panther di Marco Pettinari, pezzo unico in plexiglass con sfumature rosa, accompagna le tonalità delle opere a parete ed entra in piena sincronia con il divano. Sul fondo il divanetto Taba “un intreccio tra forma e poesia, tra ciò che è lineare e ciò che sfugge alla regola” come afferma il designer Alfredo Häberli.

Nella sala Montemario Nord, prosegue la ricerca sul segno attraverso una serie di dipinti su lino grezzo di Alice Ronchi (Milano, 1989). La pratica pittorica per l’artista è solo uno degli aspetti della sua ricerca visuale, principalmente scandita nel mezzo scultoreo, dove forme morbide e primitive, spesso appaganti, mettono in risalto alcuni aspetti della natura dell’uomo. In questa occasione, attraverso una serie di quattro opere dal titolo Universe (2022-2023), che entrano in dialogo con la rigidità dell’architettura della sala, l’intento dell’artista è di condurre l’osservatore a una riflessione sull’importanza delle radici e della tradizione del segno come elemento di evoluzione dell’individuo. Segni che compongono simboli basici, alla stregua di pitture rupestri, sono contaminati da una simbologia aliena in grado di collegare il passato a un futuro sconosciuto. Gli interni dai colori tenui tra il bianco ed i colori pastello fanno da cornice alle opere. Il divano Bohemian, entra invece in contrapposizione per accompagnare le linee scure delle opere a parete attraverso una rivisitazione “liquida” del classico divano capitonné.
I tavoli scultura Cutout di Millim Studio, che lavorano sul concetto di sottrazione delle forme da un foglio metallico verniciato a polvere, completano gli ambienti. Le poltrone Getlucky dallo schienale avvolgente come il decoro di un fiocco di Patricia Urquiola per Moroso. In contrapposizione il divanetto Square, disegnati da Jonathan Olivares per Moroso e realizzati per il nuovo showroom Kvadrat di NY.

Il percorso termina nella sala Presidenziale, dove la recente ricerca fotografica sul Foro Italico, di Giovanna Silva (Milano, 1980), è presentata in due formati con l’intenzione di offrire una lettura completa degli impianti e degli interni dello storico complesso sportivo, attraverso una visione attuale in cui elementi moderni, attrezzature, adeguamenti architettonici, oltre alla vita quotidiana, hanno creato nel tempo una stratificazione di più ere. L’intento dell’autrice è quello di porre il visitatore nella condizione di osservare nuovamente la bellezza di un complesso ingegneristico progettato negli anni ’20 e considerato ancora oggi di massima avanguardia, nonostante l’incessante ritmo della vita di tutti giorni ne abbia scandito una nuova fruizione, più naturale, meno appagante, ma pur sempre parte della bellezza di cui è contraddistinta la storia di Roma, e d’Italia.
Per gli interni divani iconici nati da riflessioni innocenti scandite da una progressione accumulativa, gesti spontanei, scarabocchi; si inizia da una linea, si arriva a una composizione articolata e complessa. È il pretesto per il ricamo. Il progetto del divano riprende la forma di una coperta ripiegata. Doodle by Front per Moroso.
Completano la sala tre tavoli scultura di Marco Pettinari, come risultato di una ricerca su come rappresentare l'idea di una materia primordiale attraverso materiali artificiali dalle linee moderne.

Un progetto di: Giorgio Galotti e Claudia Pignatale
Project Manager: Andrea Pivano
Masterplan LEA: Fabrizio Graziani
Light Design LEA: Massimo Pascucci
Official Suppliers: Emu, Moroso, Servomuto, Viabizzuno
Si ringrazia: Team Corporate Hospitality Internazionali BNL d’Italia, Galleria Lorcan O’Neill,
Federica Schiavo Gallery, Materia

Andrea Sala Moderna

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